Dibattito feroce oggi in Rete dopo le dichiarazioni del professore dello IULM e imprenditore informatico Marco Camisani Calzolari rilasciate in un’intervista a Martina Pennisi del Corriere della Sera uscita oggi nella quale si afferma che oltre l’80% dei fan e dei followers di Twitter e Facebook sono “fake”.
“Così ho comprato 50.000 followers” esordisce Camisani, asserendo di aver speso poche decine di dollari e pochi minuti per raggiungere risultati che normalmente presuppongono un impegno decisamente differente.
Una provocazione o una realtà?
La Rete italiana e i professionisti del settore rispondono con molta fermezza che si tratta di affermazioni fasulle e che il comparto va tutelato perchè popolato di realtà serie e competenti che nulla hanno a che fare con episodi di natura fraudolenta.
Un settore in espansione esponenziale (oggi Facebook entra in borsa alla cifra record di 38 dollari per azione, la più grande collocazione della storia dopo quella di Visa) che per via delle sue dimensioni e della immediata redemption del mercato, forse il più importante oggi dopo quello del petrolio, può facilmente incorrere in episodi del genere.
Il dibattito è realmente infuocato: è oggettivamente innegabile che molti fenomeni della rete da milioni di fan o visualizzazione siano stati smascherati come frutto di operazioni non spontanee, ma resta comunque il fatto che la qualità dell’interazione reale con i propri follower continua ad avere un valore fortemente superiore rispetto al puro numero.
I social network sono una realtà sociale ed economica importante: noi di Sdb – Stile di Bologna – continuiamo a pensare che restino uno strumento valido per fare comunicazione, uno dei tanti strumenti, e nel rispetto dei nostri clienti proviamo ogni giorno a preferire la qualità delle nostre operazioni alla ricerca compulsiva del numero.
Ci piace pensarci dunque come facenti parte del 20% della realtà.