SDB (inter)vista da vicino

SDB intervista

Il disegno nella pubblicità.

Ne abbiamo voluto parlare con un collega, Stefano Realdini – Art and Visualizer di SDB Stile di Bologna.
Cominciamo con una visione ad ampio raggio sull’argomento, che ne dici?

Ok! Fai veloce che gli account mi stanno mettendo ansia.

Va bene! Illustrazione e advertising: che aria tira?

Fino agli anni 80’ il disegno era dominante. Tutto ciò che riguardava la progettazione della proposta visiva di una campagna pubblicitaria passava dall’illustrazione e, quindi, dall’illustratore che metteva in pratica l’idea del direttore creativo. La comunicazione di massa è nata con l’illustrazione; un esempio sono le locandine delle chiamate alle armi e delle produzioni cinematografiche.

L’arrivo della tecnologia ha mandato tutto in secondo piano e anche chi non sapeva disegnare ha potuto approcciarsi a questo mondo. Oggi stiamo assistendo a un piccolo ritorno di fiamma, in SDB abbiamo collaborazioni in essere con artisti come Shout e Bomboland che percorrono questa strada.

In che percentuale è presente l’illustrazione, oggi?

Bassissima ma ha una potenzialità che non è assolutamente sfruttata.

A causa di uno stile che ora non va di moda o per i costi?

Lo stile generale è maggiormente orientato sullo scatto fotografico e anche l’offerta ha preso questa direzione. Può essere anche una questione di tempi tra la post produzione di una fotografia e la costruzione di un’illustrazione. In termini di costi, a parità di “fama” un illustratore probabilmente costa meno di un fotografo.

Tiro un po’ di acqua al mio mulino. Una buona illustrazione può essere efficace anche senza copy? Attento a cosa rispondi.

Nel mondo dell’advertising direi di no. Il messaggio deve saper catturare su più fronti salvo che il brand abbia una portata tale da essere riconosciuto lo stesso.

Nel panorama degli illustratori in attività, chi ti convince di più?

Mi piacciono molto gli illustratori underground, con stili “sporchi”. PeachBeach, Blu and Ericailcane oppure Joann Sfar e Robert Crumb hanno sicuramente un trattamento che mi piace molto.

Qual è stato il disegno che ti ha fatto dire: “Ok, sono un illustratore”?

Il primo lavoro pagato (e sorride). Scherzi a parte, passare dai regali e favori agli amici e arrivare a un riconoscimento per quello che so e mi piace fare è sicuramente uno step importante. Per me disegnare è come guardare o sentire. Un senso che è nato con me.

Passare da un’idea a un disegno, come si fa?

Innanzitutto c’è differenza se l’idea è mia o è di un altro. In linea di massima tendo a fare una ricerca perché uso diversi stili per cercare di rendere unica ogni cosa che faccio. Mi documento su com’è trattato un certo argomento e poi ci lavoro intorno. Altri, invece, hanno un proprio stile e riescono a tradurre gli stimoli esterni con il loro tocco. La mia professione mi ha portato a non fare solo l’illustratore…

Il tuo lavoro migliore?

Devo dire che vincere una gara con SDB proprio grazie a un’illustrazione è stata una vera soddisfazione. A livello personale, realizzare il libro di Pinocchio per una casa editrice di Torino mi ha fatto davvero piacere (http://www.adnavedizioni.it/polvere-di-stelle/le-avventure-di-pinocchio ).

InDesign o Illustrator?

Sto cominciando a usare Illustrator proprio ultimamente. Comincio a sfruttare ora le sue potenzialità, disegno scansiono e coloro… InDesign lo utilizzo per completare il lavoro di costruzione dell’immagine.

Se un ragazzo di 16 anni ti dicesse: “Voglio fare l’illustratore”. Cosa gli consiglieresti?

Una scuola specializzata che lo possa avvicinare al mondo del disegno. Io ho frequentato la scuola internazionale del Disegno Comics di Firenze. Un‘esperienza che mi ha permesso di conoscere artisti, materiali, stili nuovi e avvicinarmi al mondo professionale.

C’è un account che ti chiama, sei libero.

Scappo, ciao!

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